Finalmente equilibrio tra i generi all’Europarlamento. Ora rispetto per la cittadinanza delle donne

(ANSA) – ROMA, 27 MAG – “Saranno più del 40% le donne nella delegazione italiana che andrà al Parlamento Europeo. Finalmente una presenza equilibrata di uomini e di donne, due sguardi, due esperienze, due storie che dovranno lavorare insieme per il meglio di tutti”: è l’auspicio di Se non ora quando-Factory.

“In questi anni ci hanno chiesto spesso dove fosse finita l’esperienza di Se non ora quando, la forza incredibile di quel 13 Febbraio 2011 che sorprese tutti. In quel giorno – affermano – prendemmo un impegno: un governo di uomini e di donne. La forza di quel giorno, la forza di quell’idea ha camminato in noi e fuori di noi, è diventata energia, potenzialità politica. L’idea sembra essere stata raccolta e realizzata da Matteo Renzi, che ha composto un governo di uomini e di donne, e dalle liste che a queste elezioni hanno cercato la parità nelle candidature. Tuttavia, per noi, la presenza delle donne nei luoghi di governo e nei luoghi decisionali non puo’ essere solo frutto della buona volontà di chi ha il potere di scegliere. Noi vogliamo che diventi regola per una nuova idea di convivenza umana, una regola che sia per sempre scritta nella nostra Costituzione. E lavoreremo perché questo accada”.

“Ora il compito dei deputati europei sarà la cura del senso profondo della cittadinanza di uomini e di donne”, prosegue Snoq che ricorda che “non c’è cittadinanza senza autodeterminazione, ciascuno del proprio corpo è insieme proprietario e custode. Con grande perplessità abbiamo visto riproposti nelle liste del PD i nomi delle persone che con la loro astensione hanno determinato la bocciatura della risoluzione Estrela, che solo mirava a rendere più umana e possibile l’interruzione di gravidanza. La 194 è legge dello Stato italiano, il dovere dello Stato è quello di renderla applicabile, invece è diventata una farsa che procura grandi sofferenze e l’Europa ci rimprovera di questo”.

“Ci auguriamo che nel semestre europeo, che l’Italia guiderà, venga ricercata e riproposta – conclude – una soluzione possibile”. (ANSA).

1 febbraio: sosteniamo le donne spagnole per la libertà di scelta

Da Women Are Europe tutto sulle manifestazioni del 1 febbraio per la libertà di scegliere, a sostegno delle donne spagnole. Noi ci saremo!

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Carissime amiche,
le donne spagnole si sono mobilitate per il 1° FEBBRAIO:
“Partirá desde Asturias para llegar a Madrid el 1 de febrero con el fin de exigir que se mantenga vigente la actual Ley de salud sexual y reproductiva y de interrupción voluntaria del embarazo.” 
Partiranno da più città verso la stazione Athoca di Madrid per poi recarsi davanti al Parlamento ed esigere che venga mantenuta la legge attuale su salute sessuale e riproduttiva e sull’interruzione volontaria di gravidanza. Le donne consegneranno il documento IO DECIDO. Continua a leggere

La partita europea sull’aborto

di Cecilia d’Elia su La 27esima Ora

ceciliaLa bocciatura al Parlamento Europeo della proposta di risoluzione sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi (Sexual and Reproductive Health and Right) di cui era relatrice la socialista Estrela in Italia ha fatto molto clamore perché tra le astensioni che l’hanno resa possibile vi sono quelle di sette parlamentari del Partito Democratico. Titoli di giornali e argomentazioni, sia tra i critici che tra i difensori di tale scelta, hanno in genere attribuito alla proposta di Estrela l’affermazione del “diritto di aborto” come diritto umano.

Non riuscivo a crederci e ho deciso di leggere il testo della risoluzione bocciata. Continua a leggere

Noi, madri nuove: la nostra lotta è in difesa della vita

di Francesca Comencini

ComenciniFrancesca450FandangoIn un sistema che considera fare figli una perdita di tempo e di profitto, in un mondo che lascia sole le madri, testarde guardiane delle relazioni e della vita, eccoci di nuovo a dover parlare di aborto.

In Spagna una proposta di legge del governo Rajoy vuole cancellare d’un colpo una legge che ne consente l’accesso. In Italia una legge di Stato, la 194, viene svuotata del suo contenuto attraverso un incosciente e strumentale uso di un’opzione che sta sotto la nobile dicitura di “obiezione di coscienza”. Oggi come allora, in nome della difesa della vita, torneremo a batterci contro questo attacco.

La decisione di interrompere una gravidanza risuona in un corpo consapevole di poter generare. Da questa consapevolezza, da questa potenza e da questa differenza deriva la facoltà di avere la prima e l’ultima parola. Essere forti di un corpo che si sa differente e che fa il suo ingresso nella piena cittadinanza rifiutando di disfarsi della propria differenza fa di noi delle madri nuove, mai esistite prima nella storia dell’umanità. Continua a leggere

A 35 anni dalla legge gli aborti sono più che dimezzati

di Mariella Gramaglia su La Stampa 13 novembre 2013

grama1-465x321Ha trentacinque anni. Quasi metà di una vita. Odiata, amata, combattuta, difesa, la legge 194 per l’interruzione di gravidanza, nella forma, è rimasta uguale a se stessa, ma nella sostanza? Dall’anno del rapimento di Aldo Moro e dell’elezione di Sandro Pertini al Quirinale a quello di Beppe Grillo e delle larghe intese, che tipo di acqua è passata sotto i ponti?

Le donne italiane studiano di più, hanno una vita sociale e lavorativa più intensa e meno falsi pudori: da ragazze è facile che chiedano consiglio alla madre, da adulte al medico o all’amica più saggia. Un dato per tutti per dire quanto l’istruzione sia importante per usare bene la contraccezione e prevenire una gravidanza indesiderata: il tasso di abortività fra le laureate è del 6 per mille, fra le donne che hanno solo la licenza elementare del 20 per mille.

Ma guardiamo più da vicino i numeri che compongono l’affresco generale. Prima di tutto si abortisce molto di meno. Nel 2012 abbiamo raggiunto il minimo storico: 105.968 interruzioni, meno 4,9% rispetto al 2011, meno 54,9% rispetto al lontano inizio. E in nessun Paese le minorenni restano incinte così poco. Continua a leggere

Il cimitero per i feti non lo voglio

A proposito dei cimiteri dei feti, riproponiamo qui una riflessione di Alessandra Bocchetti pubblicata il 7 gennaio del 2012 sul sito www.senonoraquando.eu

Alessandra_Bocchetti2No, il cimitero per feti non lo voglio, non ci sto a dare per morti quelli che non sono nati. Incredibili le invenzioni che si fanno per attaccare la legge 194, cimiteri, funerali, veglie, marce, chi più ne ha più ne metta. Ma, attenzione, questi attacchi non vogliono negare la possibilità di abortire, perché in una società cinica come la nostra che una donna abortisca, in verità, non frega proprio niente a nessuno, altrimenti ci sarebbero dei veri programmi, dei concreti aiuti, assistenza vera e non quelle misere procedure che dovrebbero fare vergogna ad un paese civile e cattolico.

Le donne hanno sempre abortito con legge e (ahimè) senza legge. Tutti l’hanno sempre saputo e il paese non si è mai sentito minacciato per questo.
E allora se non è l’aborto che cosa è che si vuole negare? Incredibile ma vero, si vuole negare solo una parola contenuta in quella legge. Sì proprio solo una parola. Questi continui attentati hanno per obiettivo la parola: autodeterminazione. Questo non ce lo dobbiamo scordare mai. Per questa parola migliaia di donne della mia generazione hanno fatto una lunga lotta e alla fine abbiamo vinto, contro tutto e contro tutti. Continua a leggere

Lettera aperta a Epifani sulla 194

194--258x258Gentile Segretario Epifani,

le parliamo per quello che siamo: un gruppo di donne che appartiene al movimento Senonoraquando? Altri concetti: destra, sinistra, emergenza, centro, larghe intese, democrazia, crisi, li mastichiamo abbastanza bene anche noi. Nessuno di essi, però, ci definisce.

Dunque non scriviamo a Lei per una scelta d’elezione. Lo faremmo con qualsiasi altro segretario di partito che si prepara a un congresso.

Abbiamo riflettuto a lungo su quello che è accaduto alla Camera dei deputati l’11 giugno scorso e ci preoccupa. Il problema è così serio che preferiamo un dialogo meditato a una reazione impulsiva. Il suo partito si è astenuto su tutte le mozioni tranne la propria, negando il proprio voto anche a dispositivi che rendessero più vincolanti gli impegni di cliniche ed enti ospedalieri per l’attuazione della legge 194 senza essere paralizzati dall’obiezione di coscienza. Continua a leggere

Caro Letta, serve una Ministra per le Pari Opportunità

josefa_idem_Ci rivolgiamo a Lei, signor presidente del Consiglio, perché riteniamo che una larga parte dell’opinione pubblica femminile apprezzerebbe che la delega alle Pari Opportunità non venisse affidata, come attività inevitabilmente secondaria, a un ministro già insediato. Noi, francamente, lo riteniamo un errore e un passo indietro rispetto alle scelte fatte all’inizio del suo mandato. Ci sta a cuore un ministero forte e una ministra che possa concentrasi su un lavoro che riteniamo fondamentale non solo per le donne, ma per il nostro Paese.

Josefa Idem, con grande dignità e rispetto delle istituzioni, ha deciso di dimettersi. Noi rispettiamo la sua scelta, ma teniamo a dire che abbiamo apprezzato il suo lavoro e vorremmo che non andasse sprecato.

Ci sono valori a cui ispirarsi che non si trovano ovunque e non sono di chiunque: il rispetto dell’autodeterminazione femminile, la lotta agli stereotipi culturali e sociali, l’attenzione ai diritti di tutti i cittadini e le cittadine indipendentemente dalle loro scelte sessuali, l’impegno pratico ad attuare il protocollo di Istanbul e la lotta contro il femminicidio anche con il finanziamento ai centri antiviolenza.

Se Non Ora Quando FACTORY

Questo documento è stato diffuso in contemporanea da numerosi comitati della rete SNOQ